Rio 2016: azzurri pronti a difendere l'oro conquistato a Londra

04/08/2016

Tipo: Nazionali Disciplina: Targa


Mauro Nespoli, Marco Galiazzo e David Pasqualucci pronti a difendere l'oro conquistato a Londra 2012. Domani il via alle gare al Sambodromo con le 72 frecce di qualifica. Al mattino gli azzurri e al pomeriggio le azzurre


Dal Lord’s Cricket Ground di Londra al Sambodromo di Rio de Janeiro. Sono passati quattro anni e la squadra maschile italiana avrà il difficilissimo compito di difendere la medaglia d’oro conquistata in Gran Bretagna.
Il 10 decisivo di Michele Frangilli all'ultima freccia contro gli USA è ancora vivo nel ricordo degli azzurri, ma a Rio de Janeiro la squadra italiana non sarà la stessa.
Lo scorso anno ai Mondiali di Copenaghen l’Italia si è qualificata per i Giochi Olimpici, vincendo anche l’argento a squadre. In gara in Danimarca c’erano Nespoli, Frangilli e lo junior Pasqualucci, al suo esordio nella rassegna iridata.
Nel 2016 il C.T. Wietse van Alten, dopo la coppa del mondo di Antalya, ha però deciso che a difendere l’oro di Londra in Brasile sarebbero stati Marco Galiazzo, Mauro Nespoli e David Pasqualucci.
Riusciranno i tre alfieri azzurri a ripetere l’impresa di Londra?
Galiazzo la pensa così: “Alle scorse Olimpiadi non eravamo favoriti e questo ci ha aiutato. Nemmeno qui in Brasile siamo i favoriti, quindi speriamo che l’esito della gara sia lo stesso…
Mauro Nespoli è pragmatico: “Per la prima volta non sarò il più giovane in squadra. David ha portato entusiasmo e questo è un fattore positivo. In quattro anni il tiro con l’arco è cambiato tanto. Chi faceva tanti punti oggi ne fa ancora di più e chi non ne facevano ora li fa. Il livello è altissimo e noi cercheremo di essere all’altezza della nostra storia”.
La storia dice che nei momenti decisivi l’Italia riesce quasi sempre a dare il meglio. Dopo i due bronzi individuali di Giancarlo Ferrari a Montreal ’76 e Monaco ’80, l’Italia nelle ultime cinque edizioni dei Giochi è sempre salita sul podio. Ad Atlanta ’96 bronzo, a Sydney 2000 argento, ad Atene 2004 l’oro individuale di Marco Galiazzo, a Pechino 2008 un altro argento a squadre e poi l’oro di Londra…
Tutte queste affermazioni consecutive quanta pressione mettono su un atleta?
L’esordiente David Pasqualucci non si pone il problema: “Non ero a Londra e non mi sento in dovere di vincere a Rio. Confermare i successi del passato non dipende solo da noi, ma anche dalle prestazioni degli avversari. Tutti sono a Rio per vincere. Noi abbiamo lavorato tanto e daremo il massimo e alla fine vedremo se è stato sufficiente…”.
Aggiunge Nespoli: “Dopo l’argento di Pechino e l’oro di Londra avverto la responsabilità di regalare un’altra gioia agli italiani. Sappiamo che sarà molto difficile, ma è inutile fare pronostici. Il discorso sulla pressione però è relativo e c’è chi dovrebbe stare peggio di noi: le coreane per esempio vincono da 7 edizioni consecutive
Rispetto alle altre edizioni olimpiche la squadra italiana è arrivata in anticipo in Brasile per ambientarsi al meglio. Le condizioni di tiro saranno diverse rispetto a Londra. Il clima, il vento e soprattutto la luce. Molti match si giocheranno infatti con luce artificiale. Un grande atleta però non può farsi condizionare da queste cose.
Al Sambodromo tirare la mattina è diverso rispetto al pomeriggio – spiega Galiazzo –, ma il bersaglio e la distanza di tiro sono sempre gli stessi. Il nostro compito è semplice: fare più volte possibile 10, qualsiasi siano le condizioni di gara”.
Forse Mauro e Marco conoscono il segreto per vincere – aggiunge Pasqualucci –. Loro ci sono riusciti più di una volta. Io credo che sarà importante mantenere la freddezza nei momenti decisivi, così come abbiamo dimostrato di saper fare tante volte nella nostra storia”.
Insomma, una formula magica per salire sul podio ai Giochi Olimpici non c’è. Ogni gara ha la sua storia. A volte gloriosa, a volte deludente. L’Italia conosce bene il suo passato ma guarda al futuro per scrivere una nuova storia. Possibilmente con un happy ending



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