Lazio: a Orte sport e cultura vanno di pari passo
04/06/2018
Uno degli slogan della Federazione Italiana di tiro con l’arco recita:”Il più antico degli sport moderni” e a Orte(VT), presso i locali residui dell’antica chiesa di “S.Maria dei Raccomandati” il tempo sembra essersi fermato.
Grazie alla disponibilità offerta dall’amministrazione comunale in toto, e nello specifico nelle figure del Sindaco, Angelo Giuliani, e dell’assessore allo sport Diego Bacchiocchi, all’associazione sportiva di tiro con l’arco di Orte, presieduta da Sauro Calderari, di mettere a disposizione alcuni locali per allenarsi durante la stagione invernale, gli atleti della società ortana possono portare avanti la loro attività di preparazione agonistica, da ottobre scorso, immersi nell’arte e nella cultura.
Oltre a questa meravigliosa opportunità, unica nel suo genere, la società ortana offre, tramite una convenzione stipulata con la giunta comunale, la possibilità, durante le gare indoor iscritte al calendario federale e che organizza regolarmente, di visitare “l’Orte sotterranea”, quindi un esempio chiaro di come lo sport veicoli turismo sul territorio.
Una delle opere più rappresentative presenti nei locali è la cosiddetta “Sala di Giobbe”, tornata al suo antico splendore nel 2016, dopo un restauro durato 3 anni. La sala trae il suo nome da un dipinto, databile tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento, collocato nei locali residui dell’antica chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, edificata nel 1380 dalla confraternita omonima di fianco al suo ospedale.
Di qui il soggetto, San Giobbe, scelto per la sua proverbiale sopportazione delle sventure che lo hanno colpito e soprattutto delle dolorose piaghe fisiche. Un soggetto ricorrente nelle chiese degli ospedali medievali del quale oggi non restano che rari esempi. L’affresco è stato scoperto sotto un sottile strato di scialbo e, da quel poco che si è reso visibile, ha rivelato subito la buona qualità dell’opera e il soggetto rappresentato: tre scene della vita di Giobbe sotto le quali sono scritte, in lingua volgare, le relative didascalie.
Le tre scene, quasi certamente le ultime di un ciclo più ampio, rappresentano in alto la razzia del bestiame e il massacro dei servi di Giobbe, nella fascia intermedia l’annuncio a Giobbe della pioggia di fuoco che ha bruciato le sue greggi e, in basso, la ricostituita famiglia di Giobbe che prega al cospetto dell’Angelo del Signore.
Il fatto che nel 1630 la chiesa e l’ospedale dei Raccomandati vennero trasferiti in altri locali e la vecchia sede fu sopraelevata e utilizzata per la fondazione di un monastero agostiniano del quale i locali in questione divennero magazzini seminterrati, ha nascosto per secoli gli affreschi, permettendone la conservazione.
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