Formazioni Quadri, Articoli Tecnici - ANNO 2013
22/12/2013 Seminario 2013
Seminario Aniata 2013
22/12/2013 Seminario 2013
Seminario Aniata 2013
Formazioni Quadri, Articoli Tecnici - ANNO 2012
28/11/2012 L'analisi posturale - Seminario
Il video dell'intervento del Dott. Gallozzi in occasione del Seminario "L’analisi posturale nel Tiro con l’Arco: nuovi aspetti ed implicazioni nella preparazione dell’arciere di alto livello" (Roma, 9 giugno 2012)
Il video che qui presentiamo ripropone l’intervento che il Dott. Claudio Gallozzi (Medico Sportivo, ricercatore presso l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport e Docente nella Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport) ha effettuato il 9 giugno 2012 in occasione del Seminario "L’analisi posturale nel Tiro con l’Arco: nuovi aspetti ed implicazioni nella preparazione dell’arciere di alto livello", promosso dalla Fitarco in collaborazione con l'IMSS di Roma, nel corso del quale sono state presentate due ricerche, ambedue con lo stesso oggetto di studio.
Aspetto interessante delle due ricerche è senz’altro quello di aver coinvolto alcuni dei nostri arcieri nazionali di maggior valore, cosicché i dati che sono stati raccolti presentano un alto valore euristico.
Gli studi originano dalla consapevolezza che la qualità del tiro, ossia la sua precisione e regolarità, dipendono in buona misura dalla capacità di mantenere, nel corso dell’ esecuzione del gesto tecnico, il più alto livello di equilibrio possibile per quel soggetto, nella situazione data.
Ma l’equilibrio è la risultante della regolazione della postura da parte del sistema nervoso centrale che tratta i segnali emessi dai recettori sensoriali, modulando il tono muscolare, per generare un’adeguata risposta motoria.
In generale, specie su arcieri di alta qualificazione, la postura, vista otticamente o anche videoripresa, sembra incredibilmente equilibrata, quasi immobile, ma l’analisi baropodometrica e elettromiografica rendono oggi possibile, almeno in parte, ricostruire strumentalmente e rendere “visibile” questo grande lavoro di rimodulazione a fronte della specifica azione di tiro.
È così possibile leggere la “strategia” posta in essere da un arciere per ricreare ad ogni tiro situazioni di equilibrio se non uguali, il che è impossibile biomeccanicamente parlando, almeno molto simili.
È proprio questo il tema dell’intervento del Dott. Gallozzi che, dopo la descrizione del sistema posturale, in modo piano e convincente riesce a metterci a parte di quali siano le difficoltà di rilevazione e interpretazione di una struttura in continua riorganizzazione, invitando poi i tecnici presenti ad allenare continuamente la postura, indipendentemente dall’età e dal livello di capacità raggiunta.
Stefano Vettorello
Commissione Formazione Quadri FITARCO
Il video che qui presentiamo ripropone l’intervento che il Dott. Claudio Gallozzi (Medico Sportivo, ricercatore presso l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport e Docente nella Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport) ha effettuato il 9 giugno 2012 in occasione del Seminario "L’analisi posturale nel Tiro con l’Arco: nuovi aspetti ed implicazioni nella preparazione dell’arciere di alto livello", promosso dalla Fitarco in collaborazione con l'IMSS di Roma, nel corso del quale sono state presentate due ricerche, ambedue con lo stesso oggetto di studio.
Aspetto interessante delle due ricerche è senz’altro quello di aver coinvolto alcuni dei nostri arcieri nazionali di maggior valore, cosicché i dati che sono stati raccolti presentano un alto valore euristico.
Gli studi originano dalla consapevolezza che la qualità del tiro, ossia la sua precisione e regolarità, dipendono in buona misura dalla capacità di mantenere, nel corso dell’ esecuzione del gesto tecnico, il più alto livello di equilibrio possibile per quel soggetto, nella situazione data.
Ma l’equilibrio è la risultante della regolazione della postura da parte del sistema nervoso centrale che tratta i segnali emessi dai recettori sensoriali, modulando il tono muscolare, per generare un’adeguata risposta motoria.
In generale, specie su arcieri di alta qualificazione, la postura, vista otticamente o anche videoripresa, sembra incredibilmente equilibrata, quasi immobile, ma l’analisi baropodometrica e elettromiografica rendono oggi possibile, almeno in parte, ricostruire strumentalmente e rendere “visibile” questo grande lavoro di rimodulazione a fronte della specifica azione di tiro.
È così possibile leggere la “strategia” posta in essere da un arciere per ricreare ad ogni tiro situazioni di equilibrio se non uguali, il che è impossibile biomeccanicamente parlando, almeno molto simili.
È proprio questo il tema dell’intervento del Dott. Gallozzi che, dopo la descrizione del sistema posturale, in modo piano e convincente riesce a metterci a parte di quali siano le difficoltà di rilevazione e interpretazione di una struttura in continua riorganizzazione, invitando poi i tecnici presenti ad allenare continuamente la postura, indipendentemente dall’età e dal livello di capacità raggiunta.
Stefano Vettorello
Commissione Formazione Quadri FITARCO
03/05/2012 "Coaches Manual - entry level" Dvd in italiano
• Autori: Pascal Colmaire – Ken Bearman
• Titolo Originale: Coaches manual entry level
• Produzione e Direzione: Bill Wee Singapore
• Sottotitolazione in Italiano: Giorgio Botto
Il filmato che qui presentiamo accompagnava in origine la versione inglese del manuale “Coaches manual entry level”, tradotto dalla Fitarco nel 2005 con il titolo di “Manuale FITA per istruttori – primo livello”.
La priorità data al testo scritto, e la necessità comunque di dover provvedere ad una traduzione fruibile anche per il filmato, fece dimenticare che questo supporto sarebbe stato comunque un utile strumento in mano a tecnici che si fossero avvalsi del Manuale come mezzo di lavoro pratico.
Infatti il film non solo presenta in modo dinamico i fondamentali del tiro chiedendo a tre atleti coreani, di diversa capacità esecutiva, di effettuarne delle dimostrazioni ma fa vedere anche come interviene il tecnico, quali correzioni adotta, quali strumenti usa per favorire l’apprendimento dell’allievo e quali esercitazioni, per altro già indicate nella guida, si possono usare per consolidarne la memoria motoria.
Divenuta la Guida il testo di base che accompagna la formazione dei tecnici di primo e secondo livello da parecchi anni, e grazie al lungo lavoro di traduzione e di sottotitolazione dell’intero film fatta dall’infaticabile Tecnico della Nazionale Giorgio Botto, è ora possibile per tutti i tecnici fruire, in italiano, di questa contenuta ma preziosa sintesi filmata del “Manuale FITA per istruttori – primo livello”.
La Commissione Formazione Quadri
• Titolo Originale: Coaches manual entry level
• Produzione e Direzione: Bill Wee Singapore
• Sottotitolazione in Italiano: Giorgio Botto
Il filmato che qui presentiamo accompagnava in origine la versione inglese del manuale “Coaches manual entry level”, tradotto dalla Fitarco nel 2005 con il titolo di “Manuale FITA per istruttori – primo livello”.
La priorità data al testo scritto, e la necessità comunque di dover provvedere ad una traduzione fruibile anche per il filmato, fece dimenticare che questo supporto sarebbe stato comunque un utile strumento in mano a tecnici che si fossero avvalsi del Manuale come mezzo di lavoro pratico.
Infatti il film non solo presenta in modo dinamico i fondamentali del tiro chiedendo a tre atleti coreani, di diversa capacità esecutiva, di effettuarne delle dimostrazioni ma fa vedere anche come interviene il tecnico, quali correzioni adotta, quali strumenti usa per favorire l’apprendimento dell’allievo e quali esercitazioni, per altro già indicate nella guida, si possono usare per consolidarne la memoria motoria.
Divenuta la Guida il testo di base che accompagna la formazione dei tecnici di primo e secondo livello da parecchi anni, e grazie al lungo lavoro di traduzione e di sottotitolazione dell’intero film fatta dall’infaticabile Tecnico della Nazionale Giorgio Botto, è ora possibile per tutti i tecnici fruire, in italiano, di questa contenuta ma preziosa sintesi filmata del “Manuale FITA per istruttori – primo livello”.
La Commissione Formazione Quadri
23/03/2012 L'analisi dinamica del rilascio: un'esperienza sul campo
Autore: Stefano Ghedini
Introduzione a cura di Stefano Vettorello
Pubblichiamo con piacere il lavoro di ricerca proposto da un tecnico Fitarco nella speranza che ciò apra la strada ai contributi di altri tecnici che, in questi anni, abbiano provato, magari silenziosamente, a riflettere in modo scientifico sulla propria esperienza arcieristica.
L’allenatore Stefano Ghedini, autore di questo lavoro, presenta i risultati di uno studio le cui ipotesi sono maturate molto tempo fa, discusse in più ambiti, compreso quello che fa capo al Centro di Medicina e Scienza del dello Sport del CONI, e testate su una compagine di giovani arcieri appartenenti ai settori giovanili federali e non.
A fronte di centinaia di ricerche rivolte a meglio comprendere la pluralità di aspetti connessi agli sport di maggior seguito, in quelli cosiddetti “minori” l’interesse dei ricercatori è alterno, con risultati a volte discutibili, o replicati, eD il materiale conosce una scarsa circolazione.
Nel panorama internazionale, a nostra conoscenza, è presente un “club”, quasi esclusivo, di ricercatori turchi che produce cose interessanti per l’arcieria e che la Fitarco ha cominciato a pubblicare; la Germania, con un gruppo di lavoro che fa capo ad uno dei maggiori esperti mondiali di metodologia dell’allenamento come J. Weineck; qualche lavoro francese, collaterale all’attività di ricerca dell’INSEP dove si allena anche la Nazionale francese, ma il più risale a metà degli anni ’90; a suo tempo gli USA, e qualche esperienza dall’Australia e dall’Inghilterra (cosa avvenga in Corea o in Cina e negli ex Paesi dell’ex Est non è sempre dato sapere) .
L’ultima esperienza strutturata di ricerca della Fitarco risale al 1996, quando fu realizzata una “Analisi multifattoriale del tiro con l’arco” con il Centro di Bioingegneria del politecnico di Milano. Poi, due anni fa, la Fitarco ha ripreso i rapporti con il Centro di Medicina e Scienza dello Sport del CONI; questo rinnovato incontro ha consentito la realizzazione di uno studio sugli aspetti posturali legati al tiro che promette interessanti sviluppi e che sarà, a breve, presentato ai tecnici italiani in occasione di un apposito Seminario.
In questo quadro, perciò, è bene augurante un lavoro come quello presentato da Stefano Ghedini che, nella migliore tradizione scientifica, postula ipotesi, definisce mezzi e metodi di indagine e avverte il lettore delle condizioni entro cui leggere i risultati, invogliando altri a ripetere l’esperienza e ad andare oltre.
Anticipiamo inoltre che, a breve, sarà pubblicato un secondo lavoro di ricerca, dovuto ad un gruppo di ricercatori piemontesi su aspetti posturali del tiro. Due lavori di ricerca in un breve periodo danno un segnale decisamente incoraggiante per lo sviluppo dell’arcieria italiana; da qui l’auspicio a tutti i tecnici italiani di provarci.
Stefano Vettorello
Commissione Formazione Quadri FITARCO
Introduzione a cura di Stefano Vettorello
Pubblichiamo con piacere il lavoro di ricerca proposto da un tecnico Fitarco nella speranza che ciò apra la strada ai contributi di altri tecnici che, in questi anni, abbiano provato, magari silenziosamente, a riflettere in modo scientifico sulla propria esperienza arcieristica.
L’allenatore Stefano Ghedini, autore di questo lavoro, presenta i risultati di uno studio le cui ipotesi sono maturate molto tempo fa, discusse in più ambiti, compreso quello che fa capo al Centro di Medicina e Scienza del dello Sport del CONI, e testate su una compagine di giovani arcieri appartenenti ai settori giovanili federali e non.
A fronte di centinaia di ricerche rivolte a meglio comprendere la pluralità di aspetti connessi agli sport di maggior seguito, in quelli cosiddetti “minori” l’interesse dei ricercatori è alterno, con risultati a volte discutibili, o replicati, eD il materiale conosce una scarsa circolazione.
Nel panorama internazionale, a nostra conoscenza, è presente un “club”, quasi esclusivo, di ricercatori turchi che produce cose interessanti per l’arcieria e che la Fitarco ha cominciato a pubblicare; la Germania, con un gruppo di lavoro che fa capo ad uno dei maggiori esperti mondiali di metodologia dell’allenamento come J. Weineck; qualche lavoro francese, collaterale all’attività di ricerca dell’INSEP dove si allena anche la Nazionale francese, ma il più risale a metà degli anni ’90; a suo tempo gli USA, e qualche esperienza dall’Australia e dall’Inghilterra (cosa avvenga in Corea o in Cina e negli ex Paesi dell’ex Est non è sempre dato sapere) .
L’ultima esperienza strutturata di ricerca della Fitarco risale al 1996, quando fu realizzata una “Analisi multifattoriale del tiro con l’arco” con il Centro di Bioingegneria del politecnico di Milano. Poi, due anni fa, la Fitarco ha ripreso i rapporti con il Centro di Medicina e Scienza dello Sport del CONI; questo rinnovato incontro ha consentito la realizzazione di uno studio sugli aspetti posturali legati al tiro che promette interessanti sviluppi e che sarà, a breve, presentato ai tecnici italiani in occasione di un apposito Seminario.
In questo quadro, perciò, è bene augurante un lavoro come quello presentato da Stefano Ghedini che, nella migliore tradizione scientifica, postula ipotesi, definisce mezzi e metodi di indagine e avverte il lettore delle condizioni entro cui leggere i risultati, invogliando altri a ripetere l’esperienza e ad andare oltre.
Anticipiamo inoltre che, a breve, sarà pubblicato un secondo lavoro di ricerca, dovuto ad un gruppo di ricercatori piemontesi su aspetti posturali del tiro. Due lavori di ricerca in un breve periodo danno un segnale decisamente incoraggiante per lo sviluppo dell’arcieria italiana; da qui l’auspicio a tutti i tecnici italiani di provarci.
Stefano Vettorello
Commissione Formazione Quadri FITARCO
08/02/2012 La Preparazione Psicologica nel Tiro con l’Arco
Titolo Originale: Psychological Preparation in Archery
Autori: Ziya Koruç; Perican Bayar
Tratto da: Sports Medicine and Science in Archery vol. I; Edited by Emin Ergen and Karol Hibner, published by FITA.
Parole chiave: Allenamento Mentale, Resistenza Mentale, Pianificazione dell’Allenamento, Visualizzazione, Stress e Ansia da Competizione, Tecniche di Rilassamento, Attenzione e Concentrazione.
Che la preparazione mentale stia attirando buona parte dell’attenzione dell’intero mondo arcieristico mondiale è un fatto acquisito. Il cambiamento della tipologia di gara, focalizzato oggi sullo scontro individuale e sulla disputa dei set, ha modificato l’approccio alla competizione, che si vince mentalmente prima ancora che sul campo. L’insieme di abilità mentali, concentrazione, controllo dell’ansia, fiducia nelle proprie capacità, preparazione mentale e motivazione, per molto tempo sono state patrimonio quasi esclusivo degli atleti di alto livello, più una dotazione naturale o frutto di positive esperienze ripetute che di specifico apprendimento. Lo studio, le riflessioni, le teorie ed i test per validarle, operati dagli psicologi dello sport fin dagli anni ’60 del secolo scorso, hanno dato una determinante sistemazione all’intera materia ed esteso la possibilità di apprendimento delle abilità mentali ad un più vasto pubblico di persone interessate.
Quello qui proposto dai due autori è proprio un inventario ragionato, benché non esclusivo, non solo delle abilità mentali che caratterizzano in modo particolare gli arcieri, ma anche dei modi per svilupparle o allenarle, inserendoli stabilmente in un piano di preparazione generale accanto alla preparazione fisica e tecnica.
Tuttavia, anche se il materiale qui presentato ha degli assunti teorici e delle parti applicative, si comprende come un articolo o la lettura di un libro non possano trasformare un tecnico in uno psicologo dello sport. L’apparente facilità di alcune pratiche può spingere ingenuamente a ripeterle con persone ed in situazioni che, all’occhio esperto di uno psicologo, ne richiederebbero altre, frustrando le aspettative di chi meccanicamente le propone e di chi le pratica. La psicologia si trasforma in stregoneria e, come è facile che accada, questa può prendere la mano e causare danni non facilmente riparabili.
La lettura di libri e articoli relativi alla preparazione mentale, però, consente al tecnico di avere una visione più ampia sia dei processi mentali connessi ad una prestazione sportiva sia delle risorse che la letteratura e le tecniche, che la psicologia dello sport ha predisposto, possono attivare per aiutarlo a sostenere l’impegno del proprio atleta.
È in questa direzione, e con questo auspicio, che va letto questo e gli altri articoli che proporremo in seguito in questo Fitarcotecnici in rete.
Traduzione dall’edizione originale inglese: Dajana Piccolo
Autori: Ziya Koruç; Perican Bayar
Tratto da: Sports Medicine and Science in Archery vol. I; Edited by Emin Ergen and Karol Hibner, published by FITA.
Parole chiave: Allenamento Mentale, Resistenza Mentale, Pianificazione dell’Allenamento, Visualizzazione, Stress e Ansia da Competizione, Tecniche di Rilassamento, Attenzione e Concentrazione.
Che la preparazione mentale stia attirando buona parte dell’attenzione dell’intero mondo arcieristico mondiale è un fatto acquisito. Il cambiamento della tipologia di gara, focalizzato oggi sullo scontro individuale e sulla disputa dei set, ha modificato l’approccio alla competizione, che si vince mentalmente prima ancora che sul campo. L’insieme di abilità mentali, concentrazione, controllo dell’ansia, fiducia nelle proprie capacità, preparazione mentale e motivazione, per molto tempo sono state patrimonio quasi esclusivo degli atleti di alto livello, più una dotazione naturale o frutto di positive esperienze ripetute che di specifico apprendimento. Lo studio, le riflessioni, le teorie ed i test per validarle, operati dagli psicologi dello sport fin dagli anni ’60 del secolo scorso, hanno dato una determinante sistemazione all’intera materia ed esteso la possibilità di apprendimento delle abilità mentali ad un più vasto pubblico di persone interessate.
Quello qui proposto dai due autori è proprio un inventario ragionato, benché non esclusivo, non solo delle abilità mentali che caratterizzano in modo particolare gli arcieri, ma anche dei modi per svilupparle o allenarle, inserendoli stabilmente in un piano di preparazione generale accanto alla preparazione fisica e tecnica.
Tuttavia, anche se il materiale qui presentato ha degli assunti teorici e delle parti applicative, si comprende come un articolo o la lettura di un libro non possano trasformare un tecnico in uno psicologo dello sport. L’apparente facilità di alcune pratiche può spingere ingenuamente a ripeterle con persone ed in situazioni che, all’occhio esperto di uno psicologo, ne richiederebbero altre, frustrando le aspettative di chi meccanicamente le propone e di chi le pratica. La psicologia si trasforma in stregoneria e, come è facile che accada, questa può prendere la mano e causare danni non facilmente riparabili.
La lettura di libri e articoli relativi alla preparazione mentale, però, consente al tecnico di avere una visione più ampia sia dei processi mentali connessi ad una prestazione sportiva sia delle risorse che la letteratura e le tecniche, che la psicologia dello sport ha predisposto, possono attivare per aiutarlo a sostenere l’impegno del proprio atleta.
È in questa direzione, e con questo auspicio, che va letto questo e gli altri articoli che proporremo in seguito in questo Fitarcotecnici in rete.
Traduzione dall’edizione originale inglese: Dajana Piccolo
Formazioni Quadri, Articoli Tecnici - ANNO 2011
02/12/2011 Le dinamiche del tiro
"Un trattato che spazia dall’anatomia alla fisiologia, dalla biomeccanica alla psicomotricità passando per la neurofisiologia e la posturologia; un’opera che apre porte su praticamente tutti i differenti aspetti che si debbono considerare nella progettazione di un piano di lavoro riferito alla costruzione e alla crescita di un arciere."
Autori: Caner Açikada, Hayri Ertan, Cevdet Tinazci.
Introduzione a cura del Prof.Roberto Finardi, traduzione a cura di Dajana Piccolo
Autori: Caner Açikada, Hayri Ertan, Cevdet Tinazci.
Introduzione a cura del Prof.Roberto Finardi, traduzione a cura di Dajana Piccolo
19/05/2011 Seminario FITA (Roma, novembre 2009)
Intervento del Tecnico italiano Tiziano Xotti in occasione del Seminario Tecnico FITA (Roma, novembre 2009)
10/05/2011 Seminario FITA (Roma, novembre 2009) – Strumenti e metodi di preparazione tecnica
Intervento dei Tecnici italiani, completo di slides ad integrazione dell'intervento di Filippo Clini, in occasione del Seminario Tecnico FITA (Roma, novembre 2009)
27/04/2011 Manuale Tecnico di tiro con l’arco per disabili visivi
Le curatrici di questo interessante e garbato lavoro su come ci si accosta alla pratica di tiro con l’arco con persone colpite da disabilità visiva, esprimono la convinzione che il tiro con l’arco sia uno sport di “mira” e la loro sfida è mostrarci che, con un corretto approccio tecnico, disponibilità e motivazione, l’aspetto della mira può essere opportunamente bypassato, costruendo una “mira interna” fatta di alta qualità propiocettiva, per la soddisfazione, per non dire il piacere, dell’arciere che, come esse si esprimono,oltre a colpire il bersaglio, può così esplorare, ampliandolo, una parte dell’ambiente che lo circonda.
Tuttavia la nostra stessa esperienza di arcieri oltre che di tecnici (si pensi al ruolo della mira a 70 o 90m per chi tira con arco ricurvo) e una fondamentale ricerca su aspetti neurofisiologici del tiro con l’arco, curata dal Prof. Dal Monte, sottolineano come l’apporto della sola percezione visiva sia del tutto insufficiente per avere un idonea individuazione del bersaglio, specie alle lunghe distanze, dovendo perciò l’arciere ricorrere ad una serie di input estremamente raffinati, provenienti dai propriocettori articolari e muscolari e da esterocettori cutanei e sonori che integrano, se mai, la percezione visiva.
In buona sostanza, dunque, le curatrici, ben oltre l’affermazione di principio: tiro con l’arco = sport di mira, riaffermano, nella pratica quotidiana con i non vedenti, che l’esperienza motoria - tirare con l’arco – è il prodotto di reafferenze cinestesiche, tattili, acustiche e per chi ne dispone, anche visive, rielaborate poi cognitivamente e anche inconsciamente dall’arciere, fino alla memorizzazione. In più suggeriscono che se una di queste reafferenze, magari per sorte avversa, viene meno, vanno maggiormente rafforzate le altre, che s’incaricano di supplirne la funzionalità, riadattando pensieri e azioni al nuovo stato della persona. Non usiamo, proprio per questo, esercitare l’arciere normodotato con sedute di tiro al paglione, a occhi chiusi?
Vista e bersaglio spostano l’obiettivo dalla costruzione del gesto alla ricerca di un risultato, ma ogni freccia sul bersaglio testimonia solo quanto quella costruzione sia precisa e stabile; così che anche l’arciere non vedente, dicono le curatrici, può, ad un certo punto della sua formazione, sentire la necessità di misurare precisione e stabilità e chiedere che gli sia fornito un “mirino”. Al pari di tutti sperimenterà punti e rosate, ma se il risultato non sarà soddisfacente, potrà sempre, come tutti, ripartire dalle proprie sensazioni, davanti al paglione, a “occhi chiusi”.
Tuttavia la nostra stessa esperienza di arcieri oltre che di tecnici (si pensi al ruolo della mira a 70 o 90m per chi tira con arco ricurvo) e una fondamentale ricerca su aspetti neurofisiologici del tiro con l’arco, curata dal Prof. Dal Monte, sottolineano come l’apporto della sola percezione visiva sia del tutto insufficiente per avere un idonea individuazione del bersaglio, specie alle lunghe distanze, dovendo perciò l’arciere ricorrere ad una serie di input estremamente raffinati, provenienti dai propriocettori articolari e muscolari e da esterocettori cutanei e sonori che integrano, se mai, la percezione visiva.
In buona sostanza, dunque, le curatrici, ben oltre l’affermazione di principio: tiro con l’arco = sport di mira, riaffermano, nella pratica quotidiana con i non vedenti, che l’esperienza motoria - tirare con l’arco – è il prodotto di reafferenze cinestesiche, tattili, acustiche e per chi ne dispone, anche visive, rielaborate poi cognitivamente e anche inconsciamente dall’arciere, fino alla memorizzazione. In più suggeriscono che se una di queste reafferenze, magari per sorte avversa, viene meno, vanno maggiormente rafforzate le altre, che s’incaricano di supplirne la funzionalità, riadattando pensieri e azioni al nuovo stato della persona. Non usiamo, proprio per questo, esercitare l’arciere normodotato con sedute di tiro al paglione, a occhi chiusi?
Vista e bersaglio spostano l’obiettivo dalla costruzione del gesto alla ricerca di un risultato, ma ogni freccia sul bersaglio testimonia solo quanto quella costruzione sia precisa e stabile; così che anche l’arciere non vedente, dicono le curatrici, può, ad un certo punto della sua formazione, sentire la necessità di misurare precisione e stabilità e chiedere che gli sia fornito un “mirino”. Al pari di tutti sperimenterà punti e rosate, ma se il risultato non sarà soddisfacente, potrà sempre, come tutti, ripartire dalle proprie sensazioni, davanti al paglione, a “occhi chiusi”.
07/04/2011 Le basi scientifiche dell'allenamento nel Tiro con l'Arco
Autore: Caner Açikada.
Hacettepe University School of Sport Science and Technology, Ankara, Turkey
Titolo Originale: Scientific Foundations of Training.
Sports Medicine and Science in Archery II, pag. 1- 20
Ed: FITA 2008 by Emin Ergen, Karol Hibner.
Consigliato a Tecnici esperti.
Non sempre i tecnici sono preparati ad affrontare con la necessaria consapevolezza e conoscenza i principi di fondo della preparazione complessiva dell’atleta. Incentrata com’è oggi sul rigoroso insegnamento della tecnica, la formazione del tecnico italiano manca ancora di un approccio complessivo all’allenamento com’è invece suggerito dall’articolo qui presentato. Il lavoro sulle componenti tecniche è infatti essenziale, ma non è esaustivo e necessita di essere integrato con altri aspetti della preparazione.
L’Autore indica questo lavoro come un approccio generale ai fattori che determinano la pianificazione e la periodizzazione dell’allenamento, puntando più a descriverne la logica, le forme dell’adattamento e della periodizzazione, piuttosto che quella di dare sostanza, contenuti, mezzi e metodi all’intera proposta.
L’obiettivo finale non è quello di sostituire alle pratiche dei nostri tecnici, peraltro dimostratesi vincenti in tante occasioni, un insieme di conoscenze scientifiche che, per ovvie ragioni, abbracciano fenomeni più generali e ampi di quelli che si generano quotidianamente nel rapporto atleta – tecnico, ma piuttosto quello di fornire alla teoria utilizzata dal tecnico un quadro di maggiore completezza e validazione, offrendo uno spettro di possibilità di intervento tale da rendere il più possibile differenziata e efficace la sua pratica quotidiana.
Hacettepe University School of Sport Science and Technology, Ankara, Turkey
Titolo Originale: Scientific Foundations of Training.
Sports Medicine and Science in Archery II, pag. 1- 20
Ed: FITA 2008 by Emin Ergen, Karol Hibner.
Consigliato a Tecnici esperti.
Non sempre i tecnici sono preparati ad affrontare con la necessaria consapevolezza e conoscenza i principi di fondo della preparazione complessiva dell’atleta. Incentrata com’è oggi sul rigoroso insegnamento della tecnica, la formazione del tecnico italiano manca ancora di un approccio complessivo all’allenamento com’è invece suggerito dall’articolo qui presentato. Il lavoro sulle componenti tecniche è infatti essenziale, ma non è esaustivo e necessita di essere integrato con altri aspetti della preparazione.
L’Autore indica questo lavoro come un approccio generale ai fattori che determinano la pianificazione e la periodizzazione dell’allenamento, puntando più a descriverne la logica, le forme dell’adattamento e della periodizzazione, piuttosto che quella di dare sostanza, contenuti, mezzi e metodi all’intera proposta.
L’obiettivo finale non è quello di sostituire alle pratiche dei nostri tecnici, peraltro dimostratesi vincenti in tante occasioni, un insieme di conoscenze scientifiche che, per ovvie ragioni, abbracciano fenomeni più generali e ampi di quelli che si generano quotidianamente nel rapporto atleta – tecnico, ma piuttosto quello di fornire alla teoria utilizzata dal tecnico un quadro di maggiore completezza e validazione, offrendo uno spettro di possibilità di intervento tale da rendere il più possibile differenziata e efficace la sua pratica quotidiana.
Formazioni Quadri, Articoli Tecnici - ANNO 2010
23/12/2010 Manuale FITA del principiante
Il lavoro qui presentato propone agli istruttori di 1° livello una semplice guida per la formazione di un arciere alla sua prima esperienza di tiro.
Tratto, per la parte tecnica, completamente dal “Manuale FITA per Istruttori 1° livello”, i redattori hanno voluto costruire un modello di percorso didattico per gradi di apprendimento, da testare sul piano dei risultati, delle conoscenze e del saper-fare richiesti dalla disciplina arcieristica e caratterizzati dall’assegnazione di Distintivi con i quali viene premiato e riconosciuto il livello di competenze.
La FITA rivolge questo lavoro sia ai tecnici che agli stessi principianti e ne spiega il motivo nell’introduzione.
Tratto, per la parte tecnica, completamente dal “Manuale FITA per Istruttori 1° livello”, i redattori hanno voluto costruire un modello di percorso didattico per gradi di apprendimento, da testare sul piano dei risultati, delle conoscenze e del saper-fare richiesti dalla disciplina arcieristica e caratterizzati dall’assegnazione di Distintivi con i quali viene premiato e riconosciuto il livello di competenze.
La FITA rivolge questo lavoro sia ai tecnici che agli stessi principianti e ne spiega il motivo nell’introduzione.
23/12/2010 La gestione delle fluttuazioni attentive nel Tiro con l'Arco
La caduta di attenzione comporta un lento, inavvertibile deterioramento della prestazione che si manifesta ad un certo punto della competizione, opera in modo continuo, ma subdolo, nel prosieguo della stessa ed è apertamente visibile solo molto tempo dopo, quando spesso l’esito della gara è inesorabilmente compromesso e a poco valgono gli interventi del tecnico.
L’autore, dopo aver definito il concetto di attenzione e analizzato le sue fluttuazioni, invita i tecnici a trovare, con l’aiuto del proprio atleta, i segni premonitori di questo calo di attenzione per prevenirne l’effetto negativo. Metodologicamente l’autore offre una serie di spunti per analizzare come e dove potrebbero innescarsi queste fluttuazioni dell’attenzione, collegandole alla sfera tecnica, tattica e motivazionale in cui si trova ad agire l’arciere. Individuare gli indicatori della fluttuazione dell’attenzione può consentire la creazione di “scenari di riserva” da utilizzare nel corso della competizione per intervenire tempestivamente sul proprio atleta, quando le possibilità di successo non sono state ancora compromesse.
L’autore, dopo aver definito il concetto di attenzione e analizzato le sue fluttuazioni, invita i tecnici a trovare, con l’aiuto del proprio atleta, i segni premonitori di questo calo di attenzione per prevenirne l’effetto negativo. Metodologicamente l’autore offre una serie di spunti per analizzare come e dove potrebbero innescarsi queste fluttuazioni dell’attenzione, collegandole alla sfera tecnica, tattica e motivazionale in cui si trova ad agire l’arciere. Individuare gli indicatori della fluttuazione dell’attenzione può consentire la creazione di “scenari di riserva” da utilizzare nel corso della competizione per intervenire tempestivamente sul proprio atleta, quando le possibilità di successo non sono state ancora compromesse.
16/11/2010 FITARCOTECNICI IN RETE - Editoriale
Il prossimo mese di dicembre vedrà la nascita di un nuovo servizio per l’informazione e l’aggiornamento in rete dei Tecnici FITARCO, che provvisoriamente si chiamerà: “Fitarcotecnici in rete”.
Si tratta di un progetto diretto dalla Commissione Formazione Quadri e Dirigenti, con il quale la nostra Federazione intende dare corpo all’idea che, senza un costante e adeguato aggiornamento dei suoi quadri tecnici, viene meno anche la prospettiva di conseguire risultati e prestazioni di alto livello con i propri atleti.
Si tratta di un progetto diretto dalla Commissione Formazione Quadri e Dirigenti, con il quale la nostra Federazione intende dare corpo all’idea che, senza un costante e adeguato aggiornamento dei suoi quadri tecnici, viene meno anche la prospettiva di conseguire risultati e prestazioni di alto livello con i propri atleti.