Fulvio Cantini: un arbitro italiano al Lord's
04/08/2012
Il giudice internazionale Fulvio Cantini ha avuto l’onore di arbitrare due finali che valevano il podio olimpico e si è goduto l’oro degli azzurri da una posizione privilegiata...
Fulvio Cantini, Giudice di Gara Internazionale, ha partecipato alle Olimpiadi di Londra 2012 tenendo alto l’onore degli arbitri italiani.
“La scuola italiana è molto considerata nella World Archery e questo testimonia la qualità dei nostri Giudici di Gara” spiega Cantini. “Abbiamo un movimento ben sviluppato e facciamo tante gare, soprattutto in Italia, ma anche tante all’estero, dove siamo sempre ben rappresentati”.
Fulvio, al di fuori del tiro con l’arco, è un poliziotto e lavora alla frontiera del Traforo del Gran San Bernardo. Non è facile per un giudice di gara coniugare impegni lavorativi e arcieristici, per fortuna l’importanza della sua partecipazione è stata ben compresa: “Spero di aver dato il mio contributo alla Polizia di Stato. Li ringrazio per avermi concesso i giorni per essere qui, per fortuna non ho dovuto prendere ferie”.
Il ruolo del Giudice di Gara nel tiro con l’arco è molto diverso rispetto ad altri sport perché “le decisioni si prendono in tutta tranquillità: il punto o c’è o non c’è! Negli altri sport spesso il ruolo dell’arbitro è più punitivo, mentre noi correggiamo soltanto gli errori. Il più delle volte cerchiamo di andare incontro agli atleti, magari avvertendoli ancora prima che commettano un’infrazione, ancora prima di estrarre un cartellino. Per questo il rispetto per un ufficiale di gara da parte degli arcieri è sempre assoluto. Anche tra di loro in questa Olimpiade c’è stato sempre fair play”.
Per segnalare un’infrazione, un Giudice di Gara può utilizzare un cartellino rosso nel caso una freccia venga tirata fuori tempo massimo: “la freccia più alta di quella serie viene considerata una M e quindi è una penalità di punteggio” spiega Cantini. “Il giallo, invece, è una penalità di tempo. Se nella gara a squadre un arciere estrae la freccia prima del tempo o se due arcieri si trovano contemporaneamente sulla linea del metro devono tornare indietro e ripetere tutto da capo. Sembra una penalità minore, ma non è da sottovalutare: nel frattempo il tempo è passato e si hanno meno secondi per tirare la freccia”.
Il Giudice di Gara deve sempre tutelare il rispetto delle regole e, aggiunge, “non è mai protagonista. Non so se avete notato che negli scontri il giudice di linea si metteva sempre di lato”.
Sul campo olimpico gli unici protagonisti erano e devono essere gli atleti, ma Cantini ha comunque vissuto il proprio momento di gloria televisiva: “Ho già giudicato in cinque Mondiali, ma la differenza con un Olimpiade è enorme: l’emozione che si prova non ha eguali. Con tutte quelle telecamere e gli spalti gremiti ogni match lo vivi come se fosse una finale. Ho ricevuto molti messaggi e telefonate da amici e parenti dopo che mi avevano visto in televisione”.
Dopo la partecipazione del collega Luca Stucchi alle Olimpiadi di Pechino 2008 anche lui ha avuto l’onore di arbitrare una finale: “Luca aveva arbitrato la finale maschile individuale per la medaglia d’oro, a me è stato chiesto di arbitrare la finale a squadre femminile, sempre per l’oro. Me lo hanno comunicato il mattino stesso! È stata un’emozione incredibile e inattesa perché le squadre sono solo quattro e noi giudici di gara eravamo in 13. Anche gli altri match sono stati belli da arbitrare, ma una finale è una finale!”.
Il Giudice di Gara assegnato ai bersagli per la finale a squadre maschile era proprio Fulvio Cantini. Dalla mattina, tutti gli auguravano di ‘essere disoccupato’ quel pomeriggio, in quanto – per garantire assoluta imparzialità - un Giudice di Gara non può arbitrare uno scontro che coinvolga atleti della propria nazione. E così è stato!
“Durante la finale a squadre dell’Italia mi trovavo dietro ai bersagli, in attesa, dopo aver arbitrato la finale precedente del bronzo. Me la sono goduta sul campo ed è stata davvero una grande emozione! Ovviamente, essendo comunque lì come Giudice di Gara Internazionale, ho dovuto mantenere un grande contegno. Non potevo fare il tifo per gli Azzurri perché il mio ruolo mi impone di essere imparziale. Comunque tutti gli altri si congratulavano con me per la vittoria del trio italiano. Nel complesso è stata un’esperienza bellissima, una di quelle in cui puoi finalmente dire IO C’ERO!”.